In un mondo diviso dalle disuguaglianze e sull’orlo dell’estinzione umana provocata dal cambiamento climatico, invochiamo sicurezza contro la minaccia dell’immigrazione, percepita come disordine dilagante e minaccioso. E nel mettere in campo tutti i dispositivi volti a proteggere “noi” e a escludere “loro” ci crogioliamo nell’illusione che sia sufficiente consolidare le nostre fortezze per far fronte alla pressione dei flussi migratori. Ma dimentichiamo che non ci può essere umanità senza ospitalità.
Esplorando la tensione tra processi di globalizzazione e spettacolarizzazione dei confini, il libro invita a ripensare l’ospitalità nella mediapolis come una questione culturale e politica, offrendo strumenti concreti per dare voce ai protagonisti della migrazione e creare architetture affinché le loro parole trovino ascolto. Perché tutti siamo migranti, lo siamo stati o potremmo esserlo.